Il drago nella cultura cinese è un essere giocoso, mutevole e inafferrabile, appare e scompare con estrema facilità, come è reso benissimo dai nove draghi di Chen Rong, pittore cinese del XIII° secolo (http://www.mfa.org/collections/object/nine-dragons-28526)
E' il fantastico, l'irrazionale, l'inconscio, una forza vitale primitiva che fluisce sotterranea per irrompere a tratti in superficie con la sua forza scardinante che abbiamo imparato negli anni a temere e a cercare di controllare e reprimere. E a questa esplosiva leggerezza si contrappone allora la pesantezza dei draghi della nostra tradizione cristiana, incarnazioni del Maligno, spesso raffigurati nell'atto di divorare fanciulle vergini che vengono salvate dal santo di turno. La lancia tiene ben distanti drago e cavaliere.
Ben altro posto hanno i draghi nel drappo funebre di Mawangdui (dinastia Han, 206 a.C - 6 d.C.) in una insolita raffigurazione yin e yang (di solito il drago è considerato yang): si avvicinano, si uniscono in un momento perfetto, sottolineato dal cerchio centrale, per poi allontanarsi, le code che arrivano fino alla fine del drappo (che qui non è visibile). I draghi circoscrivono la scena, le danno forza
Questo è l'anno cinese del drago d'acqua: seguiamolo con rispetto e senza paura nella sua sinuosa, fluida danza fra interno ed esterno, conscio e inconscio, fantastico e reale:
la perla che il drago ci mostra per un istante, il tempo di coglierne il riflesso, rappresenta,
a seconda delle interpretazioni, la saggezza, il terzo occhio, il tao...
E' il fantastico, l'irrazionale, l'inconscio, una forza vitale primitiva che fluisce sotterranea per irrompere a tratti in superficie con la sua forza scardinante che abbiamo imparato negli anni a temere e a cercare di controllare e reprimere. E a questa esplosiva leggerezza si contrappone allora la pesantezza dei draghi della nostra tradizione cristiana, incarnazioni del Maligno, spesso raffigurati nell'atto di divorare fanciulle vergini che vengono salvate dal santo di turno. La lancia tiene ben distanti drago e cavaliere.
Non si gioca con questi draghi, è una lotta all'ultimo sangue in cui il drago va sopraffatto: dobbiamo diventare grandi, in tutti i sensi per tenerlo sotto controllo, soprattutto quando la lancia si spezza e la distanza si accorcia. Basta guardare quanto piccoli sono diventati i draghi e quanto grandi e soverchianti i santi vincitori in questi due dipinti di Raffaello
Ben altro posto hanno i draghi nel drappo funebre di Mawangdui (dinastia Han, 206 a.C - 6 d.C.) in una insolita raffigurazione yin e yang (di solito il drago è considerato yang): si avvicinano, si uniscono in un momento perfetto, sottolineato dal cerchio centrale, per poi allontanarsi, le code che arrivano fino alla fine del drappo (che qui non è visibile). I draghi circoscrivono la scena, le danno forza
Questo è l'anno cinese del drago d'acqua: seguiamolo con rispetto e senza paura nella sua sinuosa, fluida danza fra interno ed esterno, conscio e inconscio, fantastico e reale:
la perla che il drago ci mostra per un istante, il tempo di coglierne il riflesso, rappresenta,
a seconda delle interpretazioni, la saggezza, il terzo occhio, il tao...
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