Domenica mattina, stage di tai chi, bello come sempre ma sono tesa.
Si parla di gola, il mio blocco. La gola, un tubo che collega cuore e testa, che come la torretta di un sottomarino si apre e si chiude. So come chiuderla, ci ho passato una vita, ultimamente succede anche distesa a letto, di notte. Aprirla è un rebus, di solito cerco diverse inclinazioni, apro la bocca, aiutata dal maestro o i compagni che testando la posizione mi fanno sentire il momento giusto, ma ci arrivo per caso, ogni volta un percorso non riproducibile.
Poi, mentre spiega, un gesto: le mani congiunte intorno alla gola, i pollici uniti sotto la mandibola, le altre dita all’indietro a ventaglio, poggiano sulla base del collo e si allargano a sostenere la nuca. Non so cosa facciano gli altri, io copio il gesto, provo diverse inclinazioni, poi per caso allungo dolcemente il collo verso l’alto, la linea della mandibola si ammorbidisce, la testa trova fluttuando la giusta angolazione. La sensazione è stranissima, di abbandonare completamente la testa nelle mani di un altro; dall’altra parte di me, nelle mani, solo una sensazione di calore.
Lo ripeto, funziona di nuovo. Mi sento come se avessi avuto un regalo ed è proprio così
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