venerdì 16 gennaio 2015

Apprezzare...

"Apprezzare denota una certa disposizione all'intimità, una propensione a essere totalmente presenti a qualcosa invece che essere altrove, come appunto succede allorché diamo le cose per scontate, ossia allorché le ignoriamo o al massimo le intravediamo ma certo non le gustiamo.
Apprezzare riposa. Nell'apprezzare l'aria fresca del mattino, il cappuccino caldo, il saluto del barista, c'è una chiara intimazione di rilassamento. [...]
Se cominciamo a ritrovarci un po' semplificati e dunque alleggeriti da opinioni a favore o contro, da attaccamenti, giudizi e contro-giudizi, allora può scoccare quell'attimo di innocenza nel quale l'apprezzamento è di casa, naturale e profondo.
[...] L'apprezzamento non solo non prende, ma è grato per tutto ciò che riceve [...]. Ed è proprio in virtù del nutrimento e della pace portati all'apprezzamento-gratitudine che la compulsione a prendere, afferrare e desiderare questo e quello comincia a placarsi.
[...]
L'incontro consapevole con la tristezza [è un] incontro [...] radicalmente diverso dall'identificazione con essa. [...] La tristezza [...] è come se si stemperasse, mentre, al contrario, più chiaro e vivo diventa lo sfondo: lo sfondo di consapevolezza che 'sa' l'impermanenza. Anche se la tristezza (o altro stato d'animo) permane, la situazione è profondamente diversa dallo stato di identificazione: perché ora lo sfondo chiaro ci appare più reale della tristezza. Per breve tempo possiamo dimenticarlo, ma prima o poi 'ricadiamo' nello sfondo e nel suo sostegno [...].
[...]
"Un cammino interiore che si ripromette di trascendere o quanto meno di attenuare l'attaccamento, l'avversione e l'ignoranza può lasciare intatta l'ansia? Sarebbe una contraddizione in termini. Se l'ansia è intatta, ciò può voler dire soltanto che ugualmente immutate sono le tre 'afflizioni' summenzionate. Infatti dire le tre afflizioni significa dire l'io-mio e la sua forza. E io-mio vuol dire, tra l'altro, tutta l'insicurezza e la paura (ossia l'ansia) generata dalla continua identificazione con reazioni, emozioni, aspettative, eccetera.
[...] La meditazione di consapevolezza si occupa primariamente di questa 'coazione all'identificazione'. [...]
La possibilità di osservare senza avversione l'ansia [...] allorché tale possibilità comincia a manifestarsi in modo non episodico questo già comporta una diminuzione dell'ansia. Ancor di più se da un'osservazione senza avversione approdiamo a un'osservazione animata da interesse. [...]
Anzitutto un consiglio pratico: il più possibile non lasciarsi sfuggire i molteplici episodi quotidiani di ansia, anche minima. Poiché questi episodi di 'piccola ansia' sono un eccellente terreno di pratica, soprattutto quando cominciamo a sviluppare un vero e proprio talento nel coglierli e metterli nella luce della consapevolezza. Il percepire sempre più chiaramente che a ogni intervento di pratica sull'ansia corrisponde un seme di equanimità è un forte e naturale incentivo a perseguire questa modalità di lavoro interiore. [...]
Nel riconoscere piccoli stati ansiosi, impariamo a percepire il potere del riconoscimento, quanto a dire il potere della consapevolezza. Vedremo così che già nel momento del riconoscimento, netto e chiaro, per il solo fatto del riconoscimento comincia a instaurarsi un cambiamento di relazione con l'ansia.
Nel lungo termine l'effetto di questa pratica di osservazione via via più pronta, sollecita e interessata degli stati ansiosi sarà quello di ritrovarci meno identificati con detti stati. E una minore identificazione porta con sé un miglioramento della nostra vista interiore" 


Corrado Pensa (da L'intelligenza spirituale)