mercoledì 25 gennaio 2012

Draghi e draghi...

Pensavo ai draghi nella forma:  cambiano colore, nero, blu, cremisi...
Il drago nella cultura cinese  è un essere giocoso, mutevole e inafferrabile, appare e scompare con estrema facilità, come è reso benissimo dai  nove draghi di Chen Rong, pittore cinese del XIII° secolo (http://www.mfa.org/collections/object/nine-dragons-28526)


E' il fantastico, l'irrazionale, l'inconscio, una forza vitale primitiva che fluisce sotterranea per irrompere a tratti in superficie con la sua forza scardinante che abbiamo imparato negli anni a temere e a cercare di controllare e reprimere. E a questa esplosiva leggerezza si contrappone allora la pesantezza dei draghi della nostra tradizione cristiana, incarnazioni del Maligno, spesso raffigurati nell'atto di divorare fanciulle vergini che vengono salvate dal santo di turno. La lancia tiene ben distanti drago e cavaliere.




Non si gioca con questi draghi, è una lotta all'ultimo sangue in cui il drago va sopraffatto: dobbiamo diventare grandi, in tutti i sensi per tenerlo sotto controllo, soprattutto quando la lancia si spezza e la distanza si accorcia. Basta guardare quanto piccoli sono diventati i draghi e quanto grandi e soverchianti i santi vincitori in questi due dipinti di Raffaello


Ben altro posto hanno i draghi nel drappo funebre di Mawangdui (dinastia Han, 206 a.C - 6 d.C.)  in una insolita raffigurazione yin e yang (di solito il drago è considerato yang):   si avvicinano, si  uniscono in un momento perfetto, sottolineato dal cerchio centrale, per poi allontanarsi,  le code che arrivano  fino alla fine del drappo (che qui non è visibile). I draghi circoscrivono la scena, le danno forza 



   Questo è l'anno cinese del drago d'acqua: seguiamolo con rispetto e senza paura nella sua sinuosa, fluida danza fra interno ed esterno, conscio  e inconscio, fantastico e reale:
la perla che il drago ci mostra per un istante, il tempo di coglierne il riflesso, rappresenta,
a seconda delle interpretazioni, la saggezza, il terzo occhio, il tao...



domenica 8 gennaio 2012

La forma è un mare

La forma è un'onda, che si forma e si  infrange e si riforma, sequenza dopo sequenza.

La forma in gruppo è un mare: onde, ondoline, cavalloni, onde anomale, tutte sollevate dal medesimo vento e innervate dalla stessa corrente profonda, ma ognuna con la sua individualità' che ne determina la forma :) di quel particolare momento. Onde più vecchie e onde più giovani, incerte della direzione, che lasciandosi trascinare immettono la loro energia nel flusso comune rendendolo più forte, per tutte, vecchie e nuove. 
Quando succede  il mare non è solo la somma delle sue onde...