venerdì 9 dicembre 2011

Chi kung sei

   Chi kung sei, cuore, fuoco, circoscritto perchè  non si disperda, centro della nostra bolla, del nostro spazio che confina con lo spazio altrui, punto di contatto con l'altro.
Due cerchi intersecandosi identificano uno spazio comune, sempre più grande man mano che ci si avvicina; a volte arrivano a sovrapporsi, al centro i due cuori uniti in uno solo.
Se invece voglio mantenere lo spazio intorno a me le braccia in chi kung sei lo riespandono in tutte le direzioni.
Il cerchio delle braccia  allargandosi porta con sè quello più interno delle coste nella gabbia toracica, fa spazio anche dentro...

Le braccia incrociate sul petto invece, in posizione di difesa, spesso inconsapevole, chiudono non solo cuore, ma anche gola, arrotondando le spalle, plesso e arrivano a premere indirettamente sul tantien. Rimane fuori solo la testa, da sola...

domenica 20 novembre 2011

Spada, sciabola, I kung, Chi kung


   Abbiamo visto a lezione che il chi kung è tridimensionale, rispetto all'i kung che è bidimensionale.
Pensavo a come questo si applica alla spada, i kung, che taglia lo spazio (la realtà?) in piani,  e che quando penetra di punta, tagliando enne piani, quindi spazio, lo fa in un unico punto, perdendo l'altra dimensione.

La sciabola è chi kung, tridimensionale, la lama ricurva taglia lo spazio in modo diverso, ma soprattutto quando rotea sulla testa  o accompagna i giri, circoscrive uno spazio, il mio spazio.
L'altra sera  avevo la sensazione che nel girare l'interno della lama accarezzasse l'esterno del mio spazio, della mia bolla di energia. La sciabola muove fuoco e lo circoscrive, come nel chi kung 6, altrimenti si espande/disperde. E disegnando  questo spazio lo ripulisce, toglie le sbavature.  
E'  una specie di cerchio magico, netto ma permeabile. E, nello stesso tempo, la lama arrotondata, all'esterno apre la strada  alla bolla  che si appoggia al suo interno, le permette di espandersi  

mercoledì 26 ottobre 2011

Ancora chi kung quattro, la stretta di mano


Quando diamo la mano a qualcuno il movimento è in avanti ma verso il basso (se è troppo alta respinge), sempre chi kung quattro, yang. Chi la prende è più orientato in chi kung due, yin, anche se questo non è scontato e si modula nell'interazione.
 La stretta può essere più o meno molle, dura, piacevolmente "piena", a seconda di quanta energia c'è e viene lasciata circolare, "essendoci"  senza sovrastare o sparire.
Anche un bacio amichevole sulle guance ha un'altra intensità se ci si stringe contemporaneamente la mano.
Siamo abituati a considerare la stretta di mano un gesto quasi convenzionale, ma è un gesto "forte", che mette in comunicazione sacro e tantien di due persone, comunque la nostra parte più istintiva. Se poi ci aggiungiamo lo sguardo diretto, gli occhi negli occhi, lo scambio di energia aumenta. Una specie di orbita microcosmica condivisa... e tutto con una stretta di mano...

martedì 18 ottobre 2011

Chi Kung quattro


Il tai chi è speciale.  

Un pomeriggio passi un'ora a ripensare a cose  che hai cercato nella tua  vita,  mirando accuratamente, sempre  abbastanza  in  alto ma senza il  coraggio di scoccare la freccia, lasciarla andare, guardarla arrivare; tirare con quella piccola sciatteria finale, quel micro spostamento che ti fa finire sul premio di consolazione. Non sei una scarpa, qualcosa vinci comunque..
                                                                                  
e poi zac!  il tai chi, non ti viene una posizione di chi kung, il 4,  cosa c'entra con il tuo blocco (la gola)... Il chi kung quattro  corrisponde al trigramma "tuono",        il terremoto che scuote dalle fondamenta, il movimento che sale dal basso, il sacro, l'elsa di quella spada che è la nostra colonna, lasciare andare l'energia che preme per uscire, indirizzarla ma lasciarla fluire
Mi piace questa posizione, è potente, la sento bene, si... ma da sola. Se c'è l'altro non posso provarci, mi sembra di barare, non posso lasciare andare... e se dentro poi non c'è nulla?  non ho nemmeno cercato di tendere l'arco per bene e guardavo da un'altra parte...
Ma che balle!  il tuono è lì, lo so, e le poche volte che qualcuno o qualcosa mi fa perdere l'equilibrio e salta il sistema di contenzione e mio malgrado, senza permesso, questa energia sale, non ho bisogno di vedermi per sapere che mi si accende la faccia e mi si apre un sorriso vero

sabato 17 settembre 2011

Anche Mago Merlino aveva un maestro :)

                                                                                                 
Left and right,                                                                     
Like day and night,
That's what makes the world go

round,
In and out,                                                                       
Thin and stout,                                                   

That's what makes the world go
 round,

For every up there is a down,
For every square there is a round,
For every high there is a low,
For every to there is a fro...
To and fro,
Stop and go,
That's what makes the world go round 

(La Spada nella roccia - W. Disney - 1963)




Up and down, forward and backward, left and right,
It's all the same.
All of this is done with the Yi,
Not externally.
......................
If there is a top, there is a bottom;
If there is a front, there is a back;
If there is a left, there is a right
  
(Trattato di Tai Chi Chuan - Chang San-Feng - 
XIII ° secolo)

martedì 6 settembre 2011

La forma al contrario


Ieri sera a lezione  forma al contrario, iniziando verso sinistra e all'indietro.


La prima situazione non era una novità. Avevo già provato: la mia sensazione era quella della mente che disegna con fatica un percorso speculare sull'altro lato che il corpo, sempre con fatica, cerca di seguire.


Tutt'altra sensazione eseguendo la forma all'indietro, soprattutto alternando sequenze in avanti e all'indietro, di durata variabile, seguendo il maestro che inanellava movimenti in modo imprevedibile.

 A parte il primo momento, spiazzante, la sensazione era bellissima: mi sentivo una sfera pesante (un peso giusto, non troppo ma abbastanza da sentirne l'abbrivio) che rotolava avanti e indietro; seguivo senza sapere o cercare di indovinare quello che sarebbe venuto, arrivando in fondo al movimento su  un crinale dal quale potevo lasciarmi andare in avanti o all'indietro a seconda delle volte (senza essere già pronta a "proseguire" come mi succede nella forma, anche se si dovrebbe essere pronti per ogni direzione, compresa quella dell'immobilità). E a differenza del primo caso, in cui la mente ricostruiva l'itinerario sull'altro lato, qui avevo la sensazione che  fosse il corpo a scivolare all'indietro sul sentiero appena percorso; il  lungo, elastico filo dei movimenti si srotolava e riarrotolava.
A dire il vero questi erano solo dei  momenti; in molti altri  mi fermavo senza sapere dov'ero (e lì rientrava la testa); da fuori il risultato doveva essere quanto meno sconcertante a vedersi, ma i momenti "buoni" valevano il viaggio :)

mercoledì 10 agosto 2011

Spada, tai chi e fioretto


Mi piace molto la spada, mi dà benessere, piacere e ho cercato di sentire perché.
Quando ci penso mi viene sempre in mente un movimento preciso, l’apertura verso destra dopo "la fenice alza la testa": il polso, molto in dentro, ha alzato la punta della spada verso  l’alto e apro leggermente a destra prima di iniziare il giro verso sinistra. Sento molto il polso destro ed il sacro
E’ un chi kung 4: mi capita durante la giornata di mettermi in questa posizione,  quasi senza accorgermi, quando sono stanca, o anche solo  per il piacere di farlo. Apparentemente non ha a che fare con il mio blocco, ma rilassare e riposizionare il sacro, aprire quella porta, funziona. Mi sento come se il baricentro oscillasse e si rimettesse a posto,  sento il suo peso.  E se la colonna è una spada e il sacro la sua impugnatura, rimetterlo a posto  influenza anche la punta della spada, la testa.  Le mani  basse in  chi kung  4 mi abbassano  e rilassano le spalle che ho sempre contratte, il collo esce (come quello di una tartaruga J) e si distende. Ecco il collegamento con la gola, il mio blocco.
Ed ecco la relazione con la spada. Si potrebbe pensare che la spada  sia  un prolungamento del braccio,  ma è  una  duplicazione di tutto il corpo.  Riproduce impugnatura lama e punta che sono nella nostra colonna, dal polso/impugnatura partono i movimenti  della punta, come dal sacro quelli della testa. Certo, poi contano la posizione della mano, yin o yang,  l’altezza  del polso rispetto ai tre centri; in alcune posizioni il collegamento è più evidente, ma direi che in tutte impugnare  la spada  mi attiva il sacro.
D’altra parte è un po’ la scoperta dell’acqua calda, perché la spada corrisponde, appunto, all’elemento acqua. 
   
 Quella del Tai chi non è la mia prima esperienza  con le armi.  Ho tirato di scherma da ragazza, fioretto.

Ho provato a riprenderlo in mano:  mi sento  monca.
  La prima cosa che mi manca è il braccio senza l’arma.  E’ tenuto indietro,  più graziosamente  arcuato  nella posizione da manuale,  più basso (e più chiuso)  durante l’assalto,  del tutto scollegato dall’altro, salvo che nell’affondo,  nel quale si distende a bilanciare l’altro, ma  verso il basso.
Il tronco è di profilo, il centro non diretto verso l’avversario.
A guardare questa immagine si direbbe che la gola sia chiusa. 
E se non ricordo male la punta anticipa sempre il movimento delle gambe (e del centro).
 E’ difficile fare un paragone,  il fioretto è un’arma convenzionale,  colpisce solo di punta (nella scherma sportiva  anche la spada),  il bersaglio è limitato al tronco e comunque la posizione di guardia, che viene comunque originariamente dalla pratica dei combattimenti, qualche motivazione ce l'avrà. Ma mi resta la curiosità di sapere se qualche contaminazione con il Tai chi  avrebbe cambiato il mio modo di tirare, come ha cambiato quello di camminare in montagna, sciare, ballare...

martedì 5 luglio 2011

Un gesto


Domenica mattina, stage di tai chi,  bello come sempre ma sono tesa.

Si parla di gola, il mio blocco. La gola, un tubo che collega cuore e testa, che come la torretta di un sottomarino si apre e si chiude. So come chiuderla, ci ho passato una vita, ultimamente succede anche  distesa a  letto, di notte.  Aprirla è  un rebus, di solito  cerco diverse inclinazioni, apro la bocca, aiutata dal maestro o i compagni che testando la posizione mi fanno sentire il momento giusto, ma ci arrivo per caso, ogni volta un percorso non riproducibile.

Poi, mentre spiega, un gesto: le mani congiunte intorno alla gola, i pollici uniti sotto la mandibola, le altre dita all’indietro a ventaglio, poggiano sulla base del collo e si allargano a sostenere la nuca. Non so cosa facciano gli altri, io copio il gesto, provo diverse inclinazioni, poi per caso allungo dolcemente il collo verso l’alto, la linea della mandibola si ammorbidisce, la testa trova fluttuando la giusta angolazione. La sensazione è stranissima, di abbandonare completamente  la testa nelle mani di un altro; dall’altra parte di me, nelle mani, solo una sensazione di calore.
Lo ripeto, funziona di nuovo. Mi sento come se avessi avuto un regalo ed è proprio così

mercoledì 12 gennaio 2011

La dama di giada

   Lavorando a lezione sulla  Dama di Giada, mi è venuta voglia di approfondire un po’ gli aspetti simbolici e ho messo insieme suggerimenti del maestro, qualche riferimento alle interpretazioni allegoriche della forma di Gerda Geddes e Theresia  Buser-Rüther ,  idee  pescate qua e là  e qualche divagazione personale.

   E' l'unico personaggio umano della forma ed è un personaggio femminile.
   Secondo la leggenda (ce ne sono moltissime versioni) un giovane  mandriano  con uno stratagemma  conquista l’amore della settima figlia dell’imperatore di Giada, cui è affidato il compito di filare e tessere per gli dei e per gli uomini. Ma, dopo sette giorni, la fanciulla lo lascia: il padre è adirato con  lei che, per amore,  trascura il suo compito. Inseguita per i cieli dal suo amante disperato, con uno spillone traccia fra sé e lui un segno luminoso che li separa (la Via Lattea, che divide  le stelle Vega, la fanciulla,  ed Altair, lo sposo).  Solo una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese,  la dama potrà raggiungere il suo amore camminando  su un ponte di  uccelli, realizzando  l'unione fra yin e yang, uomo e donna, terra e cielo, umano e divino.

   Tessere è collegare e creare, rimanda al femminile; anche  il numero sette, che ricorre più volte, è legato alla creazione e alla femminilità  (7 x 2 = 14, pubertà;  7 x 4 = 28, ciclo mestruale;  7 x 6  = 42, settimane di gestazione;   7 x 7 = 49,  menopausa). 
 La  Dama di Giada lavora al telaio, tesse una tela, trama e ordito,  ma fa essa stessa da ponte con il suo andare e venire. Anche nei telai più  primitivi, il corpo della tessitrice è parte integrante del telaio:  un estremo il ramo di un albero,  l'altro estremo trattenuto dal peso della tessitrice.

   La figura della forma si muove in quattro direzioni, in senso antiorario:  SO, SE, NE e NO se partiamo rivolti a sud.  I chi kung corrispondenti  a queste direzioni sono rispettivamente 2, 1, 4 e 3;  basso,  alto, avanti, dietro.
   Tocca i quattro angoli, o meglio si apre verso i quattro angoli, getta un ponte.  Durante l’esecuzione  avevo la sensazione di coprire molto spazio, quasi tutta la stanza. In realtà ci si muove poco, il tutto avviene in meno di un metro quadro, intorno ad un centro, al proprio centro cui si ritorna ogni volta, bilanciati, la nostra sfera di energia fra le mani, pronti a  prendere un'altra direzione. La via a volte è facile,  davanti a noi,  una deviazione di  soli 45°;  altre volte è  tortuosa, si gira di 270°,  lo sguardo e la mano che si fanno strada.
    Nel secondo movimento, girando, ci si ferma per un attimo con le sguardo diretto nella direzione opposta a quella dell'inizio della forma.  Accade solo qui e dopo “pugno in basso”:  in entrambi i casi è solo un passaggio. Perché  nella forma non  ci si muove mai nella direzione opposta a quella di partenza?
Può essere che abbia a che fare con il flusso che ha una sua direzione, uno Y ?  Il  nostro tempo scorre in avanti, pur con la consapevolezza del passato.  E per  quanto riguarda l'altro "dietro", l'inconscio,  è inutile cercare di  guardarlo,  possiamo solo allentare la  visione in avanti lasciando che  qualcosa affiori. Fluiamo secondo direzioni diverse, variabili, a volte apparentemente  tortuose  ma non possiamo /dobbiamo andare controcorrente.

  Infine, non dimentichiamo che  nella leggenda la Dama di Giada si congiunge all’amato, all’altro.
I Dogon, popolo centroafricano, del Mali, dicono che si tesse con il filo ma anche con le parole (anche noi diciamo intessere relazioni. Le parole (gli sguardi,  i pensieri…) come fili si intrecciano, disegnano una storia (una trama!), collegano  le persone.  I fili a volte si allentano, e la trama diventa indistinta;  altre volte sono tesi fino a spezzarsi: ci vuole la giusta distanza, la giusta “tensione”,  momento per momento, yin e yang.

Geddes Gerda.  Looking for the Golden Needle. An Allegorical Journey. Manna Media (1991).
Buser-Rüther Theresia. T’ai Chi Chuan. Meditation and Movement.   Books on Demand  (2010)
Wilhelm Richard (Ed). The Chinese Fairy  Book.  F.A. Stokes Company Publishers (1921)
The Archive for Research in Archetypal Symbolism. The Book of Symbols: Reflections on Archetypal Images. Taschen (2010)